FROM ELSEWHERE

 

“FROM ELSEWHERE”
BY MEANS OF PHOTOGRAPHY

 

Inaugurazione – Lunedì 4 Giugno 2018 ore 19
04.06.2018 – 10.06.2018

orari mostra: 10.00 – 13.00 / 15.00 – 19.00

Via Bobbio, 6 / ang. Via Ventimiglia (MM P.ta Genova)
20144 Milano

 

Wantstudio e P46 Photogallery presentano una mostra collettiva in cui si mettono in dialogo tre progetti di Matteo MezzettaMassimiliano Zaffino e Lorenzo Piovella.
I tre artisti presentano progetti individuali che hanno come denominatore comune il fatto di mettere in evidenza un uso non convenzionale della fotografia.

Uno degli aspetti più affascinanti della fotografia, fin dai suoi esordi, è la capacità di non esaurirsi in alcun tipo definizione: cosa la fotografia sia o non sia è una speculazione utile soprattutto a mettere in evidenza, ogni volta, la capacità di ibridazione che rende questo mezzo uno dei linguaggi più fertili dell’arte contemporanea. Con “From elsewhere – by means of photography” si mettono in mostra i lavori di tre artisti contemporanei che dialogano non sulla base di un tema o di un’estetica comune, ma si incontrano nel restituirci l’evidenza di un ragionamento sulla fotografia.

Da una parte abbiamo il lavoro di un fotografo, Lorenzo Piovella, che si pone, dichiaratamente, sul solco concettuale della tradizione fotografica di documentazione del paesaggio artificiale, tra New Topographics e Scuola di Dusseldorf, spingendosi fino alla resa di uno scenario fantascientifico, che assimila riferimenti al mondo dei videogames e della nuova medialità.

Dall’altra il lavoro di due pittori liguri, Matteo Mezzetta e Massimiliano Zaffino, che si rapportano alla fotografia come momento necessario, e finora implicito, del proprio processo pittorico. Accomunati da una lunga amicizia e una formazione comune, la loro produzione pittorica è animata da immaginari e scelte espressive molto differenti, che tradiscono una poetica comune nella modulazione misurata tra realtà e finzione. In occasione di questa mostra entrambi si presentano con un lavoro fotografico che non si allontana propriamente dalla produzione pittorica, ma ne rivela un livello di senso.

Mezzetta, legato alla tradizione iperrealista, usa la fotografia come dipinto latente, proiettando sul supporto i negativi digitali di fotografie scattate ad hoc, per riprodurne pittoricamente l’immagine in scala di grigi. La sua ricerca iconografica si muove tra la fotografia still e l’allestimento di scene domestiche in cui l’intenzione narrativa, quando c’è, è accennata e lasciata in sospeso.

Zaffino si serve altrettanto della fotografia, ma invece che allestire dei set fotografici compone elementi di fotografie preesistenti, per creare delle nuove improvvise corrispondenze, combinando la pratica digitale a quella analogica del collage. L’immagine che ne risulta è sempre densa di elementi e assume di volta in volta connotazioni diverse, a volte quelle dell’indagine fomale, altre quella dello sviluppo narrativo, in ogni caso spesso inesauribile in una fruizione rapida.

I tre progetti sono raccolti con l’intenzione di offrirsi ad una circuitazione virtuosa di visione e di senso, che offra uno scorcio peculiare sulla complessità della fotografia e sui confini liquidi tra i linguaggi dell’arte contemporanea.

Giulia Ferrando – curator

 

 

Lorenzo Piovella descrive così il suo lavoro:

“La mia ricerca artistica si concentra sull’architettura e sugli spazi urbani. Devo tuttavia sottolineare che, nonostante gli aspetti sociali e culturali di questo argomento, tendo a distaccarmi da ogni forma di reportage. Mi affido piuttosto al valore intrinseco delle forme così sforzandomi di creare un ecosistema separato. Sono più interessato alla creazione di uno spazio immaginativo piuttosto che di documenti visivi.
Le visioni urbane che arricchiscono il panorama fantascientifico sono state fondamentali per il mio percorso personale. Io credo di essermi ho avvicinato l’architettura in un modo piuttosto insolito e in qualche modo banale: ero attratto dalle astronavi. Il passo successivo è stato quello di stabilire un parallelo tra il concetto di una nave spaziale percepita come una entità indipendente  e il grattacielo, così come le forme bio-organiche che punteggiano il decostruttivista e il parametrico ambiente che è intriso di uno spirito che definirei fantascientifico.
Un’altra fonte che è stata sicuramente fondamentale per il mio percorso professionale è l’attrazione che ho sempre sentito verso il mondo dei videogiochi. I videogiochi offrono un’enorme quantità di suggerimenti attraverso spazi completamente navigabili in stereotipi architettonici e urbani. Quando mi tuffo nell’ambiente fisico in cerca di scatti,  in qualche modo rilevano forti somiglianze con i giochi, almeno per quanto riguarda l’esplorazione e il movimento.
In definitiva, mi relaziono con la città come se fossi stato trascinato in una sorta di livello di gioco preciso che posso disegnare, o in termini più fotografici, un negativo infinito.”

lorenzopiovella.com/

 

 

 

La ricerca pittorica di Matteo Mezzetta muove da una classica matrice iperrealista per approdare ad esiti che la trascendono, dalla necessità di oltrepassare quel confronto tra immagine fotografica e immagine dipinta pur tipico di tale modalità stilistica. L’artista utilizza come punto di partenza fotografie che ha lui stesso scattato o selezionato, le perfeziona o altera digitalmente per proiettarle successivamente sulla tela.
Il lasso di tempo che intercorre tra la fotografia e la tela infonde significato all’opera, lasciando allo spettatore finale una possibilità di interpretazione, creando uno scarto  tra il dipinto e la realtà rappresentata.

https://www.matteomezzetta.com

 

 

 

Massimiliano Zaffino , nasce a Chiavari nel 1976 , vive e lavora a Chiavari.  Se prima la pittura nasceva da un immaginario ispirato alla realtà congelata in riprese dal taglio fotografico raffiguranti istanti di vita ordinaria la cui finalità principale era la relazione quasi classica tra la pittura di tradizione iperrealista e immagine tout court , la ricerca lo ha condotto a soluzioni che creano un legame con una realtà apparente , stabilendo all’interno della cornice pittorica un canale visivo familiare a visioni bucoliche/campestri che in una più attenta lettura trova un mistero da sviscerare con il gioco dei due mondi , senza tempo né storia, dei “due piani” paralleli.

Nel percorso attuale l’artista scopre che la struttura delle invenzioni visive in un sistema di collage utilizzando programmi di grafica , che prima concepiva per la pittura , oggi diventa opera finita ; l’azione del collage digitale ora esplora le grandi affinità che diversi ambienti o paesaggi ristabiliscono non appena la ricerca dell’accostamento inizia invertendo il valore originario di ogni immagine , donandole una veste surreale con il titolo che per ogni opera rimane invariato quasi in parte , “ Interazione visiva con scambio temporale di ruoli / azioni ”.

Le opere vengono stampate o su materiale plastico da retroilluminazione e “tirate” su telaio illuminate grazie a un semplice led (light canvas) o su carte speciali fine art .